Il corallo di Sciacca una preziosa esclusiva siciliana
Pubblicato da Francesca Ur. in Artigianato Siciliano · 16 Agosto 2023
L’attività vulcanica è alla base della scoperta e probabilmente anche della formazione e origine del Corallo di Sciacca. Tutto iniziò nel luglio del 1831 quando, a trenta miglia da Sciacca, in direzione di Pantelleria, un’eruzione vulcanica fece emergere un’isola a ben 65 metri sul livello del mare, la cui superficie di circa quattro chilometri quadrati era la punta di un cono vulcanico. Chi riuscì a visitarla la descrisse come un ammasso roccioso con due laghetti sulfurei in ebollizione e un torrentello dovuto alla tracimazione dei laghetti. Oggi sappiamo che si trattava di una bocca secondaria di uno dei tanti vulcani sottomarini presenti nel Mediterraneo, l’Empedocle, un vulcano con la stessa forma dell’Etna ma con un’altezza sul fondale marino di circa 500 metri. L’isola venne immediatamente contesa dalle potenze marinare che all’epoca cercavano l’egemonia di quei mari.
Iniziarono gli Inglesi, che ad agosto del 1831 presero possesso dell’isola in nome di sua maestà, la battezzarono isola Graham e vi piantarono la bandiera britannica. A settembre i Francesi ribattezzarono l’isola con il nome Iulia (per il fatto che era emersa a luglio), la studiarono geologicamente, scoprendo che stava degradando rapidamente. Issarono la loro bandiera francese e lasciarono una targa a documentare l’avvenuta conquista. Tutto questo senza che Ferdinando II di Borbone (che era a capo del Regno delle Due Sicilie) ne fosse informato. Anche Ferdinando II, quando venne a sapere dell’accaduto, mandò una spedizione per rivendicare il legittimo possesso dell’isola, su cui a fine ottobre venne piantata la bandiera borbonica, e venne nuovamente cambiato il nome, questa volta in Isola Ferdinandea. Stava per scoppiare una vera guerra mondiale anche perché gli inglesi non avevano intenzione di cedere il possesso dell’isola e mandarono una nave cannoniera per sostenere i loro diritti. Per fortuna a fine novembre 1831 l’isola si inabissò e, mancando la materia del contendere, la controversia finì. Nel 1846 e nel 1863 l’isola riapparve per scomparire dopo pochi giorni. Oggi quello che resta dell’isola è a circa 7 metri sotto il livello del mare.
Il particolare colore di questo corallo
Le molte tonalità e sfumature di questo corallo non sono state ancora spiegate scientificamente e a 120 anni della fine della raccolta non c’è molto interesse a finanziare questa ricerca. Le ipotesi più credibili ne attribuiscono l’origine all’attività del vulcano che ha prodotto zone con acque calde dove il corallo cresce rapidamente; sempre il vulcano, con le sue emissioni gassose, ha poi fatto morire i coralli dei banchi che successivamente, staccati dalle correnti marine e dai frequenti terremoti, si sono depositati sui fondali fangosi e sabbiosi da cui sono emersi a causa di altre scosse di terremoto.
Il nuovo corallo di Sciacca
Finito lo sfruttamento dei tre banchi del corallo sub fossile, nel 1900 ripresero le ricerche e lo sfruttamento dei nuovi banchi, questa volta di coralli vivi. Verso la fine del secolo scorso queste attività vennero regolamentate e limitate, soprattutto per preservare la presenza e la crescita del corallo anche sulle coste italiane. Da allora è ripresa in modo più ridotto l’attività dei raccoglitori e il corallo lavorato è tornato ad essere quello rosso, solo alcuni vecchi gioiellieri hanno ancora piccole scorte del corallo sub fossile di Sciacca. L’ “Ingegno”, il nome dato allo strumento di raccolta, ora non può essere usato indiscriminatamente. L’ “ingegno” è il metodo di estrazione del corallo, usato in quasi tutto il mondo, ed è formato da due pesanti travi disposte a croce alle cui estremità sono fissate delle robuste reti da strascico. Le travi vengono trascinate sul fondo ed hanno il compito di rompere i rami del corallo che poi vanno a cadere nelle reti. Purtroppo questo metodo distrugge l’habitat del corallo e di tante altre specie.
Il prezzo del corallo
La valutazione del corallo è simile a quella delle gemme preziose e quindi non c’è nessuno in grado di dare un’indicazione, neppure di un prezzo medio. A questo si aggiungono le variazioni del mercato che, a loro volta, dipendono da fattori economici e finanziari. A nostro vantaggio, rispetto ai diamanti, c’è che il corallo non è considerato un bene rifugio.
Possiamo comunque darvi alcuni parametri che sono presi in considerazione, dai professionisti del settore, per la valutazione al grammo del corallo e quindi anche di quello fossile di Sciacca:
La dimensione dell’oggetto che stiamo valutando
Il grado di purezza del corallo
Il colore, sfumature comprese
La pulitura del pezzo
Il taglio e il valore artistico del pezzo
La documentazione di origine, o la certificazione che attesta la “qualità” di corallo antico di Sciacca. Quest’ultima caratteristica aumenta la valutazione, rispetto anche a pezzature di dimensioni inferiori.
IL CONSORZIO
Fondato nel Luglio del 2013, nasce dalla volontà e dalla determinazione dei suoi fondatori, gli artigiani corallari di Sciacca, e si pone come primario obiettivo la tutela e la valorizzazione del Corallo di Sciacca, un tipo di corallo dalle caratteristiche uniche al mondo, un corallo prevalentemente sub-fossile, già morto per un processo naturale, e per ciò ecosostenibile. Proprio per la sua origine, il Corallo Sciacca ha tonalità di colore diverse e uniche allo stesso tempo.
Il Consorzio è depositario del marchio collettivo di tutela “Corallo di Sciacca” registrato presso il Mistero dello Sviluppo Economico (UIBM) ed intende rivendicare l’appartenenza e il legame con un territorio, quello di Sciacca, di cui si propone di valorizzare la storia e le tradizioni, salvaguardando in particolare l’eccellenza dell’artigianato locale che trova massima espressione nell’arte antica della lavorazione del corallo che oggi vanta il riconoscimento istituzionale dalla Regione Sicilia e della CCIAA “Premio Progresso Economico e Legalità”.