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L'Arte del Presepe in Sicilia
Il Magazine sul Made in Sicily
Pubblicato da Sicilianet.net in Artigianato Siciliano · 8 Dicembre 2023
La diffusione del presepio in Sicilia si può datare a partire dal secolo XV, periodo in cui era costume rappresentare la nascita di Gesù con statuine tridimensionali mobili. Il Laurana e i Gagini, furono gli interpreti più importanti della scultura presepiale siciliana del periodo. Del 1494 è il gruppo marmoreo realizzato da Andrea Mancino, nella chiesa dell’Annunziata a Termini Imerese, considerato la prima opera presepiale siciliana.
Nella mappa dei centri siciliani produttori di presepi Palermo, Messina, Trapani, Siracusa, Caltagirone, Acireale, Noto, Ragusa sono le città più note per i maestri che vi hanno operato.



Il passaggio dalla esecuzione delle figure in pietra a quelle in legno a tutto tondo può essere storicamente considerato l’atto di nascita del presepe vero e proprio, che si caratterizza subito per la teatralizzazione delle composizioni plastiche e la forte impronta naturalistica affidata alla modellazione dei personaggi.



A San Bartolomeo a Scicli, è conservata un’opera presepiale di fattura napoletana che si fa risalire al 1576 anche se ha subìto nel tempo reiterati interventi di restauro, con pesanti rimaneggiamenti e consistenti integrazioni. Già nella prima metà del XVII secolo è attestato l’impiego di figure mobili, scolpite in legno in piccola o in grande scala, all’interno di presepi montati nelle cappelle private dei nobili. Uscite dalle chiese ed entrate nelle case delle famiglie aristocratiche, le statuine crescono di numero e si arricchiscono sempre più di elementi decorativi che ne accentuano eleganza formale e vivacità realistica, trasformandole (da oggetti di culto) in vere e proprie opere artistiche, da esporre, ammirare.



Quando si cominciarono ad usare materiali preziosi come l’oro, l’argento, la madreperla, l’avorio e il corallo, l’evoluzione del presepe in soprammobile in stile raggiunse il suo culmine. Chiusa dentro bacheche di vetro, la piccola composizione della Natività posata su antichi cassettoni o davanti a raffinate specchiere, rimaneva stabilmente esposta per essere a lungo ammirata. Mentre a Napoli si introducevano i manichini lignei rivestiti con le più ricche e sfarzose stoffe degli abiti della moda del tempo, in Sicilia la ricchezza e la ricercatezza nei gusti e nello stile erano date soprattutto dalla lavorazione a bulino delle pietre più pregiate e del corallo, con le quali erano eseguite le piccole e splendide Sacre Famiglie, oggi in gran parte conservate presso il Museo Pepoli di Trapani.



Il più importante centro di produzione di questo tipo di Natività è la zona del trapanese. Argentieri e corallari diedero vita a un capitolo tutto nuovo e tutto siciliano della storia del presepe, attraverso la manifattura di piccoli gruppi scultorei raffiguranti la Natività inserita fra i ruderi di un edificio classico o nel folto di una rigogliosa vegetazione. La sapiente commistione cromatica dei diversi materiali preziosi:il bianco intenso dell’avorio, il rame dorato, il rosso vivo del corallo, i contrastanti riflessi delle lamine d’argento sbalzate e delle gemme e degli smalti applicati, ha contribuito a fare, di queste minute ed elaborate composizioni, singolari opere d’arte la cui fama ha percorso tutta l’Europa.



Un discorso a parte merita la produzione dei presepi in cera, particolarmente ricca nella regione iblea, che può vantare una storica e ancora fiorente apicoltura.
La ceroplastica, attività praticata fin dal medioevo all’interno dei monasteri e dei conventi, diventò a partire dal secolo XVIII specializzazione dei cirari, che sfruttarono la versatilità e la duttilità della materia per eseguire ex voto, modellare santi e bambinelli e plasmare piccole Natività. Le cere scolpite erano oggetto di culto ma anche di ammirazione artistica, per la varietà e la preziosità degli addobbi che spesso guarnivano i soggetti. Di notevole fattura sono le opere del siracusano Gaetano Zummo, tra i primi e il più celebre ceroplasta siciliano del quale si trovano alcuni gruppi statuari di grande pregio nel Victoria and Albert Museum di Londra.



L’utilizzo popolare del presepio si deve soprattutto all’utilizzo della terracotta. La ceramica popolare ebbe infatti in quegli anni forte sviluppo e con essa l’arte dei figurinai, ovvero degli artigiani che dall’argilla modellata ricavavano le statuine da presepe. L’introduzione degli stampi di gesso nel ciclo di lavorazione fu poi determinante per abbassare i costi e incrementare la produzione in serie delle figurine in terracotta. Da questo fatto tecnico e da questo preciso momento può farsi cominciare la storia del presepe popolare con le sue alterne vicende che continuano fino ai nostri giorni.



Caltagirone occupa nella storia del presepe popolare un posto di primissimo piano.  Caltagirone è nota per la sua produzione di ceramiche, ma non è solo questo il motivo che rende famoso in tutto il mondo questa cittadina in provincia di Catania. Quando arrivano le festività natalizie, i due principali simboli che vengono in mente sono due: l’albero di Natale e il presepe, con i suoi pastori. La tradizione di ricreare le scene della natività è molto antica. La prima produzione di personaggi della Sacra Famiglia, in Sicilia, risale al XVI secolo. Per realizzare i presepi di Caltagirone, i pasturari e i santari hanno tratto ispirazione dalle opere dei maestri napoletani e palermitani. Sono nate così le “figuredde” che ancora oggi vengono ammirate.



Fin dall’antichità, Caltagirone ha fatto della lavorazione dell’argilla una delle sue attività principali. Il terremoto del 1693, purtroppo, distrusse molti dei primi esempi di realizzazione di presepi. Le figurine venivano create su commissione di chiese e conventi, ma anche di classi agiate. Erano, naturalmente, modellate a mano, delle vere e proprie statuine. Intorno al XVIII secolo le classi più agiate iniziarono a richiedere presepi sempre più elaborati. Nacquero così figure della tradizione contadina o che ricreavano gli antichi mestieri siciliani.
Sempre nel Settecento, alcuni artigiani si distinsero per la realizzazione delle sculture. Tra i nomi più famosi ci sono Branciforte, Margioglio, Vaccaro e i fratelli Bongiovanni. Giacomo, minore dei fratelli, si distinse per la creazione di statuine in terracotta policroma. La sorella sposò Sebastiano Vaccaro e uno dei loro figli iniziò a lavorare con lo zio, firmandosi Bongiovanni Vaccaro. Alla fine del secolo si aggiunsero altri abili artigiani, ma oggi purtroppo è un’arte che si è andata perdendo. Proprio per questo è importante mantenerne viva la tradizione, poiché ne esistono ancora tanti pregevoli esempi e i ceramisti di Caltagirone continuano a dare vita a piccoli capolavori.



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