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Prodotti Tipici: Il Sesamo di Ispica presidio Slow Food
Il Magazine sul Made in Sicily
Pubblicato da Sicilianet.net in Agroalimentare Sicilia · 30 Ottobre 2020
Oggi Ispica è conosciuta sul mercato ortofrutticolo per la sua produzione intensiva di primizie, molte delle quali ottenute in serre e tunnel, ma già nel passato era un importante centro agricolo, grazie alla presenza di acqua. E proprio Ispica conserva una produzione molto particolare e antica, introdotta in Sicilia al tempo della dominazione araba, il sesamo. La varietà ispicese è stata selezionata due secoli fa dai contadini della zona e ha un seme di piccole dimensioni, colore ambrato e sapore intenso. Fino a cinquanta anni fa in Sicilia circa 450 ettari erano destinati al sesamo in Sicilia, 400 dei quali in provincia di Ragusa, in particolare nella zona di Ispica a sud est dell’Isola. Questa zona infatti, un tempo, era ricca di terreni paludosi che, nei mesi primaverili si prosciugavano mantenendo l’umidità perfetta per la semina, senza bisogno di irrigazione. In seguito la produzione è calata drasticamente a causa della raccolta molto laboriosa e della forte competizione del prodotto importato.



Nella tradizione siciliana, il sesamo è un ingrediente importante: si trova nella ricetta di diversi pani, biscotti e insaporisce molte portate. In particolare, il sesamo di Ispica si usa prevalentemente per preparare la cobaita (localmente detta anche giuggiulena), il torrone delle feste, a base di miele, zucchero e sesamo, con possibili aggiunte di scorza di agrumi e mandorle.



Si semina tra aprile e maggio e si raccoglie tra fine agosto e settembre. La pianta è annuale, particolarmente rustica e con ridotte esigenze colturali. Raggiunge un’altezza di circa 150 cm e conserva fino a 70 preziosi semi all’interno di ciascuna capsula. Ogni pianta può produrre fino a 150 capsule e ogni ettaro poco più di 20 quintali di seme. La raccolta è il momento più delicato. Si realizza con una mietitura manuale, quando le piante variano di colore e prima che le capsule si aprano naturalmente lasciando cadere i semi. Le piante sono quindi lasciate asciugare al sole per alcuni giorni e poi battute manualmente sopra un telo per recuperare il seme. La scalarità della raccolta impone di ripetere l’operazione più volte, fino al completo svuotamento delle capsule. I semi devono essere quindi puliti attraverso l’uso di speciali crivelli: un’operazione molto delicata, che richiede grande esperienza.



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