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Essere Siciliani a Natale: Le tradizioni legate al cibo
Il Magazine sul Made in Sicily
Pubblicato da Sicilianet.net in ENOGASTRONOMIA · 24 Dicembre 2021
Gli ingredienti per una festa natalizia di chiaro stampo siculo sono tre: tanta gente, tanto cibo, tanta tradizione; potete aggiungere ciò che vi aggrade, purché sia tanto. È l’eccesso a contraddistinguere quest’isola dal resto del mondo. Con le feste ormai alle porte abbiamo voluto esplorare il Natale in Sicilia, partendo dalle tradizioni legate al cibo fino agli usi e costumi legati alla spesa e alla disposizione a tavola.



Il pranzo di Natale in Sicilia non inizia alle 12.00 del 25 dicembre: inizia quando arrivano i parenti che vivono fuori. Non importa se mancano ancora 3 giorni al Natale o ne sono passati già 4: solo quando tutti i figli, zii, cugini, si siedono alla stessa tavola, si può iniziare. Questa è di certo la cosa che più di ogni piatto o tradizione accomuna l’isola da 5 milioni di abitanti. Da quel momento sarà un continuo mangiare: di ogni dicembre passato in famiglia ricordo un unico momento, ossia un blocco di giorni vissuti intorno alla tavola, dove vedi avvicendarsi gente che va e che viene, che passa, saluta e porta ancora altro da mangiare. La cosa più atletica che fai è spostarti in auto per andare a raggiungere una nuova tavolata. Il tutto con un rispetto minuzioso dei tempi e dei modi che, sotto le feste, diventa rigoroso. Dalle 3 punte dell’Isola si diramano mille usi, gusti e costumi, fino ad arrivare alle usanze delle singole famiglie, perchè magari c’è la nonna che ci tiene a fare il suo falsomagro o la sua pasta al forno fino a quando ne ha le forze, dice.



L’ansia da prestazione del Natale perfetto inizia già in fase organizzativa, quando bisogna studiare il piano per incastrare almeno un pasto con tutti i componenti della famiglia (compresa quella allargata ai cugini di 3° grado che vivono a Milano) e con gli amici che tornano dall’estero. L’incastro degli appuntamenti si risolve solo con calendario alla mano e menu dall’altro, perché man mano che si definiscono gli inviti si pensa a quello che l’ospite vuole mangiare, a prescindere da quello che tu vuoi cucinare.
È la spesa dei cibi freschi (o spesa del fresco) che poi inizia a dare corpo a tutto, facendoti rendere conto che il Natale stai per toccarlo con mano. Avrà la forma di arance, mandarini, finocchi e lattughe locali. I carciofi, probabilmente provenienti dalla piana di Catania insieme ai bastardoni dell’Etna (i fichi d’india). I mercati rionali sono letteralmente presi d’assalto, non tanto perché tutti devono fare acquisti ma perché anche la spesa si fa insieme: le donne di casa più qualche uomo che porta le borse e i giovani che, vivendo ormai fuori città, hanno capito quanto fa figo instagrammare direttamente dal mercato.



Al mercato si fa attenzione a non dimenticare nulla e, dopo il baccalà, le cozze e il pescato del giorno, si rivolge l’attenzione a un acquisto sacro agli dei: la frutta secca. Questo è l’unico luogo in Italia dove arachidi e mandorle non sono visti come alimenti ricchi di cui non devi abusare ma un ottimo digestivo o un modo per accompagnare i lunghi pomeriggi passati giocando a carte. Noi sappiamo che la frutta secca è calorica ma per le feste fermiamo tutto e non ce ne frega nulla: vogliamo solo parlare mentre schiacciamo noci, nocciole e sbucciamo pistacchi. A noi ci piace assai.



In cucina in ordine sparso troverai verdure tagliate, impasti a lievitare, olio bollente pronto per friggere e il telefono che continua a suonare: è la commare di battesimo che chiama per gli auguri e nessuno vuole rispondere.



In sala da pranzo il tavolino di un metro diventa una tavola imbandita per 25 persone: nemmeno un Transformer sarebbe in grado di fare tanto. Iniziano ad arrivare tutti fino all’ultimo che sarà il più scapestrato di casa, Peppe. Lui porta lo stesso nome del nonno. E anche del cugino e dello zio. Insomma, quando dirai quel nome, si volteranno circa 10 persone.
Gli anelletti al forno sono pronti. A tavola, finalmente. In Sicilia succedono le stesse cose che possono accadere un po’ ovunque, ma con più confusione. I piatti sono rustici e genuini, ovviamente un po’ baroccheggianti perché si usa il servizio buono con porzioni da record. Tra gli anelli al forno e i fichi secchi con le noci succederanno sempre le cose tipiche di ogni anno: lo scappellotto al piccolo di turno perché non vuole smettere di bere bibite gassate; i 20 € da parte del nonno a tutti i nipoti, rigorosamente regalati tra il primo e il secondo (gruppi di antropologi non hanno ancora capito perché proprio in quel momento).



Le discussioni a tavola. Si ricorderanno tutte le persone morte nel vicinato nel corso dell’anno “pace all’anima loro“; si sparlerà di quanto fosse vestita male la sorella del panettiere alla messa della Vigilia. Per quelli che hanno i figli single il tema è: “Quando ci presenti qualcuno?” Intanto il tempo passa, nessuno si alza da tavola perché si sta troppo bene. Solo sul tardi qualcuno propone di andare a vedere il presepe vivente che si organizza nel quartiere vicino casa: “Andiamo a vederlo, che quest’anno c’è Nino l’elettricista che fa San Giuseppe“.
cannoli-sicilianiPassatempi spezzafame. Ai bambini il presepe vivente non interessa: vogliono vedere Mamma Ho Perso L’Aereo per l’ennesima volta, quindi si rimarrà a casa a giocare a Sette e mezzo e Cucù. In questo frangente la caffettiera è sempre sul fuoco e il vassoio pieno di cannoli non fa che entrare e uscire dal frigo per soddisfare le voglie intermittenti di tutti.
Cena. Passa un tizio che suona la zampogna sotto la via di casa, sono le 19.00 ed è quasi ora di cena. Mentre nel resto d’Italia si va a vedere il cinepanettone, qui si ricomincia a cucinare. Del resto il 26 è segnato rosso, vale la pena cenare come si deve e ricominciare da capo.



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