I BARBARI: RICONQUISTA E DOMINAZIONE:

- La Sicilia all'epoca delle invasioni.
Non e' facile rappresentare lo stato della Sicilia alla fine del Basso-Impero. E' lecito pensare che abbia conosciuto gli stessi mali dell'insieme del mondo Romano: disorganizzazione e crisi economiche, eccessi fiscali, rovina del commercio e delle citta', epidemie e spopolamento. Come tutto l'impero, dovette soffrire delle interruzioni delle linee commerciali e dal rallentamento degli scambi tradizionali. In un tesoro di Lipari che risale alla meta' del quinto secolo, si trovano solo monete di bronzo: drenate verso Oriente, le monete d'oro avevano disertato la Sicilia come gli altri paesi d'Occidente. Due circostanze tuttavia l' hanno favorita: la sua ricchezza agricola che dovette metterla al riparo delle carestie piu' gravi e limitarvi gli sconvolgimenti economici; e la sua posizione geografica che la protesse a lungo dalle invasioni barbariche e dalle loro conseguenze.
I VANDALI:

Il contraccolpo delle invasioni raggiunse l'isola piuttosto tardi: Alarico ed i Visigoti non poterono valicare lo Stretto di Messina. Ma quando i Vandali, arrivati dalla Spagna, ebbero preso Cartagine nel 439, il loro re, Genserico, costrui' un'importante flotta, si impadroni' del Lilibeo, assedio' senza successo Palermo, saccheggio' Siracusa; poi, minacciato da un intervento dell'imperatore d' Oriente, torno' in Africa: un vantaggioso trattato gli accordo' le piu' belle regioni della provincia d' Africa. Le incursioni ricominciarono dopo l'assasinio dell'imperatore Valentiniano III. I Vandali guerregiarono contro Ricimero e Marcellino, e finirono con l' annetersi la Sicilia dopo il fallimento della spedizione imperiale contro Cartagine (468). Otto anni dopo, Genserico concedeva l'isola ad Odoacre che voleva assicurarsi il grano Siciliano per fornire Roma. I Vandali conservavano Lilibeo da dove Odoacre fini' per cacciarli nel 486. Queste incursioni avevano gravemente turbato la vita della Sicilia per cinquant'anni. E' un dato certo che Genserico, seguace dell'eresia ariana, faceva perseguitare i cattolici, deportare i vescovi e spogliare i santuari.
GLI OSTROGOTI (491-535 a.c.):

L' Italia aveva cambiato padroni nel 490. Gli Ostrogoti l'avevano cambiata con l' accordo dell' imperatore d'Oriente. Nel 491, il loro re, Teodorico, si impadroni' della Sicilia dove erano ricomparsi i Vandali: si mise d'accordo con loro, sposo' la propria figlia al loro nuovo re e le diede Lilibeo come dote. L'Isola conobbe un periodo di tranquillita'. I nuovi padroni si sforzarono di lasciare al loro posto i quadri amministrativi tradizionali. Il governatore civile conservo' la direzione della giustizia e delle finanze. Nelle municipalita', i Curiales rimanevano, come durante il Basso-Impero, responsabili sui propri beni degli incassi e delle imposte e, costituendo una classe ereditaria, non potevano sfuggire al proprio incarico. Per non turbare l'economia dell' Isola la cui produzione dei cereali era loro indispensabile per rifornire la penisola, i Goti non vi mandarono coloni. I proprietari terrieri non furono spogliati come nel Nord-Italia. Alcune guarnigioni si sistemarono a Siracusa, Messina e Lilibeo. Il loro capo "conte della provincia della Sicila", era il governatore militare ed il vero padrone dell'isola. I Goti avevano la loro religione, l'eresia ariana, ed il loro privilegio, il diritto esclusivo di portare le armi. Le due razze vivevano separate ma senza urti. Le lotte religiose riapparvero solo durante gli ultimi anni del regno di Teodorico. In simili condizioni, l'isola conobbe una certa prosperita': il commercio dei cereali riprese un certo sviluppo, lasciando importanti profitti ai proprietari di latifondi, spesso aristocratici di Ravenna o delle comunita' ecclesiastiche della penisola.
LA RICONQUISTA BIZANTINA:

Teodorico mori' nel 526. Amalasunta, figlia del vecchio re e una sorella di Clodoveo, diventava reggente per conto di un figlio, un bambino di otto anni. Avendo beneficiato di una educazione romana, si sforzo' di ripartire i torti causati ai cattolici e ricerco' l'appoggio dell'imperatore d' Oriente. A Costantinopoli, Giustiniano fu incoronato l'anno successivo (527). Si sa che aveva concepito il grandioso progetto di ricostruire l'antico Impero e che cercava un pretesto per intervenire in Occidente. I Vandali glielo fornirono quando il loro re Ilderico, amico e protetto dell'imperatore, fu detronizzato da Gelimero. Giustiniano mando' contro di loro il migliore dei suoi generali, Belisario. Amalasunta sostenne la spedizione; ma dopo la caduta del regno Vandalo e l' annessione dell'Africa del Nord all' impero (534), quando Giustiniano rivendico' il Lilibeo quale antico possedimento vandalico, la reggente lascio' che i negoziati si trascinassero. Amalasunta sara' assassinata nella primavera del 535.  Per l'imperatore, era il pretesto di un nuovo intervento. Belisario si impadroni' della Sicilia in poche settimane durante l'estate del 535. Soltanto Palermo aveva opposto qualche resistenza. Comunque la conquista dell' Italia, rallentata dalle difficolta' dell' imperatore in Oriente, avrebbe richiesto vent'anni. Per tutta la durata di questa disastrosa guerra, la Sicilia fu come la cittadella dei generali bizantini. Il loro piu' accanito avversario, il re dei goti Totila, comprendendo l'importanza strategica dell' isola, decise di conquistarla nel 549. Ma dovette accontentarsi di saccheggiare l'interno. Le fortezze principali degli imperiali resistettero. I Goti vigorosamente attaccati nella penisola da Narsete, furono cacciati definitivamente dall'isola nel 551 da Artaban. La difficile vittoria bizantina apriva per la Sicilia un lungo periodo di tranquillita' esterna, ma non ne godette molto i benefici, tanto le furono nefaste le conseguenze della debolezza e dello sfaldamento dell'impero.
AMMINISTRAZIONE DELLA SICILIA BIZANTINA:

L'amministrazione delle conquiste imperiali fu regolata dalla celebre "prammatica" del 534. La Sicilia, probabilmente per via del ruolo che aveva giocato quale base di operazioni durante la guerra di riconquista, non fu ricongiunta ne' alla prefettura d' Italia, ne' piu' tardi, all' esarcato di Ravenna. In origine i poteri civili e militari erano separati, il governatore civile, dipendeva direttamente dal "questore del Sacro Palazzo". Accanto a lui il dux, comandante militare, dipendeva dall'alto comando di Costantinopoli. Piu' tardi, dopo la conquista della penisola da parte dei Lombardi, e quando crebbe la minaccia araba, il regime amministrativo dell'isola, cosi' come quello di tutte le province minacciate dell'impero, si volse verso una concretizzazione di tutti i poteri nelle mani dell' unico comandante militare. Progressivamente, la Sicilia, divenne un luogo governato da uno "stratega", sempre piu' militarizzata, funzionarizzata, dove l'amministrazione perdeva il suo dinamismo e l'iniziativa locale tendeva a scomparire. La vita municipale, gia' fortemente ridotta durante il basso-impero, perdette ancora un po' della sua importanza, i magistrati locali cedevano il posto a funzionari imperiali e gli stessi Curiales cessarono di assicurare la raccolta delle imposte. Sempre piu' difficile, questa fu nuovamente data in appalto, poi affidata a funzionari. Gli eccessi e l'ingiustizia delle imposte sono spesso state riferite. L'isola doveva provvedere il mantenimento dell'esercito ed ai bisogni crescenti della difesa. Nel periodo della lotta delle immagini, alcune imposte furono aumentate come fossero una sanzione.


- VITA ECONOMICA E SOCIALE:
Si assistette allora ad un fenomeno demografico molto caratteristico: lo spopolamento delle citta'. L'arbitrarieta', le angherie amministrative e fiscali, l'insicurezza che derivava dalle lotte religiose, il rallentamento del commercio, man mano che si sfaldava l' impero, cacciavano la popolazione verso le campagne: si moltiplicavano i piccoli agglomerati. L'apparire di villaggi in grotte e' uno dei fatti piu' significativi: se ne sono ritrovati nelle vallate, nelle rocce poco accessibili, spesso nel sito di necropoli preistoriche, a volte persino nelle stesse tombe sicule, come a Pantalica. La vita rurale, malgrado la maggiore dispersione dell'abitato rimaneva caratterizzata dall'esistenza dei latifondi, immense proprieta', che appartenevano all'imperatore stesso o alla Chiesa. Ma la condizione dei lavoratori della terra si era modificata. Sotto l' influenza della chiesa cristiana, la schiavitu' tendeva a scomparire. La maggior parte dei contadini erano coloni, legati al latifondo sia da una specie di condizione di servitu', sia salariati liberi. 

- LA CHIESA E LE QUESTIONI RELIGIOSE.
Man mano che si aggravava il divorzio tra la popolazione dell'isola e l'amministrazione imperiale, cresceva la funzione della Chiesa romana: grazie all'autorita' di cui godeva nei suoi immensi possedimenti, grazie ai monasteri fondati dal Papa San Gregorio Il Grande (575), la chiesa appariva come una protettrice, come un rifugio. Raggruppati al primato dell'isola, il vescovo di Siracusa, i cristiani di Sicilia restavano, nel complesso, fedeli all'ortodossia romana e singolarmente impermeabili alle eresie importate da Bisanzio, che si trattasse del monotelismo eresio del settimo secolo o dell' iconoclastia (settimo-nono secolo). I cristiani di Sicilia rimanevano attaccati al culto delle immagini, sebbene l'imperatore Leone Isarico lo avesse proibito nel 725. I beni della chiesa Romana furono confiscati e, per sottrarre, l' isola all' influenza di Roma, l'imperatore riuni' la chiesa siciliana all' autorita' del patriarca di Costantinopoli (732). 

- LINGUA E CULTURA:
Sul piano culturale, le conseguenze dell'avvenimento meritano di essere sottolineate. L'uso della lingua greca si era mantenuto nell' isola sotto la dominazione romana. Durante la conquista bizantina, le due lingue erano parlate contemporaneamente. La separazione amministrativa della Sicilia e dell' Italia non aveva provocato la scomparsa del latino finche' l'influenza della chiesa romana ne aveva mantenuto l'uso. Ma dopo, la riunione dell'isola alla Chiesa d' Oriente ed il suo passaggio al rito bizantino, la cultura greca diventava nettamente preponderante. Doveva mantenersi solidamente durante la dominazione Araba, poi nel regno normanno. 
COSTANZO SECONDO IN SICILIA:

Fin dal settimo secolo, la dominazione Bizantina era minacciata: le guerre in Oriente avevano esaurito l' impero; le lotte religiose avevano compromesso la sua autorita'; gli Arabi cominciavano a smembrarlo. Negli anni che seguirono la morte del Profeta (632), i conquistatori musulmani si impadroniscono della Siria, della Palestina, della Mesopotamia e dell' Egitto. Nel 652, cominciarono le loro incursioni in Sicilia, Olimpo, l'esarca di Ravenna, fu ucciso nell' isola mentre combatteva contro di loro. Per ristabilire la situazione in Occidente, forse anche per fuggire da Costantinopoli dove l'esecuzione di suo fratello lo aveva reso impopolare, l'imperatore Costanzo secondo decise di stabilirsi a Roma. Vi rimase solo pochi giorni, vi fece un bottino considerevole e venne a stabilirsi a Siracusa nel 663. Seguace dell'eresia monotelita, fu ben presto alle prese con le ostilita' dei cristiani dell' isola. La sua fiscalita' abusiva, l'arbitrarieta' del suo governo finirono con l' alienargli la popolazione. Mori' vittima di un complotto nel 668: fu gettato nell' acqua bollente dei bagni di Dafne a Siracusa.
LE SECCESIONI. FINE DELLA DOMINAZIONE BIZANTINA:

In realta', i legami che univano la Sicilia all'impero erano sempre piu' artificiosi. Il divorzio di interessi andava aggravandosi. Da questo nacquero una serie di secessioni. Le prime furono represse, quella di Misizio che si era fatto proclamare imperatore alla morte di Costanzo secondo, poi quella di Sergio, stratega di Sicilia, che aveva proclamato imperatore un certo Basilio-Tiberio nel 718. Alla fine del secolo, il governatore dell' isola, Elpidio, ex favorito di Irene, si schiero', contro l'imperatrice con l'appoggio dei Siciliani: Costantinopoli dovette inviare un importante esercito per domare la rivolta. Elpidio, vinto, fini' con il passare in Africa e si mise al servizio dei musulmani. Nell'827, un ufficiale, Eufemio, si ribello' per  ragioni che vengono riferite in vari modi. Incapace di resistere da solo all' esercito imperiale, offri' ai Musulmani dell' Africa del Nord la sovranita' sulla Sicilia a condizione che gliela lasciassero governare: questo significava offrire loro l'occasione di conquistare l' isola.