LA CONQUISTA ANGIOINA:
Mentre la morte di Federico II aveva consegnato la Germania all' anarchia del "Grande Interregno", il Papa, desideroso di infeudare il regno di Sicilia ad un principe devoto alla propria causa, lo aveva fatto accettare al fratello di San Luigi, Carlo d' Angio', conte di provenza. Costui possedeva importanti qualita', molto carattere ed ambizione; pero' era poco psicologo, credeva nel proprio diritto e commise molti gravi errori con assoluta buona fede. Incoronato a Roma nel gennaio del 1266, parti' alcuni giorni dopo la conquista del Regno. Incontro' l'esercito di Manfredi a Benevento e lo sconfisse. Manfredi stesso fu ucciso durante la battaglia. Il regno fu allora conquistato senza molta resistenza. Due anni dopo, tuttavia, apprendendo la notizia che l'ultimo degli Hohenstaufen, il giovane Corradino, figlio di Corrado, venuto dalla Germania, si apprestava ad invadere il Regno con l' appoggio delle citta' ghibelline, quasi tutta la Sicilia si sollevo'; soltanto Palermo e Messina rimasero nelle mani degli Angioini. Ma Corradino fu sconfitto a Tagliacozzo, fatto prigioniero, poi giudicato a Napoli e decapitato a Napoli (1268). La Sicilia fu allora trattata con estremo rigore. Le violenze della riconquista accumularono gli odi contro l'oppressione. Il regime che egli instauro' non doveva dissiparli.
LA SICILIA ALL' EPOCA DI CARLO I°
Carlo D' Angio' mantenne il regime amministrativo e finanziario di Federico II. Intanto il governo si stabili' a Napoli, con molto risentimento da parte dei Siciliani. Peraltro, la maggior parte dei beni dei nobili passo' nelle mani dei signori feudatari. Carlo d' Angio' fece grandi sforzi per migliorare il commercio dell' Isola, in particolare con l' Africa e l' Oriente, ma, all' interno, l' estendersi dei monopoli, gli eccessi dirigisti e gli abusi fiscali compromettevano l'equilibrio economico e provocavano il disprezzamento della moneta e il ribasso degli incassi fiscali. Inoltre, il commercio veniva sempre piu' minacciato dall' invasione dei finanzieri e dei mercanti stranieri; i bancheri Guelfi di Firenze, soprattutto, avendo sostenuto l'impresa degli Angioini, avevano ottenuto grandi privilegi.
I VESPRI SICILIANI (1282) E LORO CONSEGUENZE:
Tutto cospirava quindi ad accentuare il divorzio tra l'Isola ed i suoi padroni stranieri. Molti storici hanno voluto presentare la sommossa del 1282 come un'esplosione del patriottismo siciliano. Non bisogna comunque misconoscere che aveva costituito l'oggetto di una accurata preparazione diplomatica in cui un esiliato, nemico giurato degli Angioini, Giovanni da Procida, ebbe un ruolo decisivo. Pietro d'Aragona fu convinto a rivendicare i diritti di sua moglie, una figlia di Manfredi. Si presero dei contatti con tutti i possibili nemici del re di Napoli, l'imperatore di Germania, i Ghibbellini italiani e l'imperatore di Costantinopoli irritato dalle imprese di Carlo I in Oriente. E' esatto comunque che la sommossa scoppio' come un'insurrezione popolare ed anticipo' l' intervento estero. Il Lunedi' di Pasqua, 30 Marzo 1282, una rissa si produsse nella periferia di Palermo, tra i soldati francesi e la folla che attendeva di entrare per i Vespri nella chiesa di Santo Spirito. In poco tempo, il movimento si estese in tutta la citta' e quindi a tutta la Sicilia, ad eccezione della citta' a Sperlinga. Tutti i Francesi che non erano stati massacrati dovettero ritornarsene in continente. Le citta' si organizzarono in comuni, con un principio di confederazione, e proposero invano al Papa di porsi sotto la sua protezione.
I PRIMI RE ARAGONESI:
Pietro d'Aragona, intanto, appostato sulla costa tunisina, attendeva il momento di intervenire: egli sbarco' in agosto a Trapani e si fece proclamare re di Sicilia a Palermo nel mese di settembre. Caccio' dall'isola gli Angioini tornati ad assediare Messina. Assecondato bene dall'ammiraglio Ruggero di Lauria, egli respinse tutti gli attacchi, compresa la Crociata che il Papa Martino IV aveva organizzata contro i suoi possedimenti di Spagna. Pietro d'Aragona, Martino IV e Carlo d'Angio' morirono nello stesso anno (1285). La corona di Sicilia spettava allora al figlio di Pietro, Giacomo. Ma Giacomo divenne re d' Aragona alla morte del fratello maggiore (1291). Lascio' pertanto la Sicilia, delegando l' amministrazione all' altro suo fratello, Federico. Quest'ultimo, approfittando de sentimenti dei Siciliani ostili alla riunione delle due corone, si fece proclamare re. Suo fratello Giacomo II d'Aragona essendosi riavvicinato agli Angioini, Federico dovette lottare sia contro i Napoletani, sia contro gli Aragonesi (1298-1302). La pace di Caltabellota (1302) riconobbe la sovranita' di Federico sulla Sicilia. Tuttavia egli stesso ruppe la pace durante gli interventi di Enrico VII in Italia (1310) e quelli Luigi di Baviera (1327). Le spedizioni Napoletane che seguirono non ebbero risultati decisivi ma il conflitto si prolungo' fino al 1372: soltanto allora la regina Giovanna di Napoli fini' col rinunciare alle pretese angioine sulla Sicilia.
EVOLUZIONE POLITICA ED ECONOMICA DELLA SICILIA AL XIV SECOLO:
Federico aveva organizzato il proprio regno su nuove basi. Sotto il suo Regno, il Parlamento di Sicilia comincio' ad avere un ruolo politico. Le vecchie assemblee di notabili risalivano ai re normanni. Tancredi vi aveva introdotto dei rappresentanti della comunita' e l'imperatore Federico II le aveva spesso riunite. Sotto Federico d' Aragona, il parlamento venne diviso in tre "sezioni": "ecclesiastica", "militare" e "demaniale". Secondo il pensiero del sovrano, la sezione "demaniale", composta dai rappresentanti delle citta' che dipendevano direttamente dal re, doveva equilibrare la potenza della "sezione militare" (i baroni). Le realta' sociali andavano comunque contro una tale politica. Il prolungarsi dello stato di guerra paralizzava il commercio, rovinava la borghesia ed impediva l'organizzazione del regime comunale. I contadini, le cui colture venivano frequentemente erano tentati di abbandonare la terra per entrare nelle bande armate. Gli immensi possedimenti, appena suddivisi dagli Arabi, finivano col ricostituirsi. Gli Altavilla e l' imperatore Federico II avevano dotato la Sicilia di un regime economico e politico singolarmente in anticipo rispetto a quello degli stati vicini. Ora, ed e' questo il grande dramma della storia della Sicilia, nel momento stesso in cui si assisteva nell'Italia del Nord alla liquidazione del regime feudale, la Sicilia, e tutto il Sud vi si sistemavano per secoli. 

- La Fine dell'Indipendenza:
Alla morte di Federico, i baroni erano i padroni dell'Isola: se ne videro le tristi conseguenze sotto il regno dei deboli successori, Pietro II (1337- 1341), Luigi (1341-1355) e Federico III detto il semplice (1355-1357). I Napoletani si attestarono nell'Isola nell'anarchia feudale. L'economia si affievoliva ed il potere sfuggiva completamente al governo reale. Federico il Semplice mori' nel 1377: i grandi feudatari si divisero praticamente l'isola in possedimenti indipendenti (governo dei Quattro Vicari), mentre le galee aragonesi rapivano l'erede al trono, Maria: questa sposo' nel 1390 il nipote del re Pietro d' Aragona, Martino il Giovane. Venuto in Sicilia, Martino dovette lottare per quattro anni prima di entrare a Palermo. Mori' senza eredi nel 1409, lasciando il trono di Sicilia a suo padre, Martino il Vecchio, anch' egli re d'Aragona: da allora la Sicilia perdeva ogni autonomia e diventava una dipendenza spagnola..