Chiesa di S Maria degli Angeli detta della Gancia

Nel luogo occupato dall’attuale chiesa esisteva, in epoca medievale, un’altra piu’ antica costruzione dedicata a S. Girolamo, risalente forse ad eta’ normanna. Verso il 1430 i Frati Minori Osservanti decisero di acquistarla per destinarla a "gancia", cioe’ a ospizio entro le mura della Citta’. Essi, infatti, avevano la loro sede nel Convento di S. Maria di Gesu’, a quel tempo assai distante dal centro cittadino. Il loro intendimento era quello di ingrandire le fabbriche acquisite, facendone un vero e proprio piu’ comodo convento. I lavori di riedificazione ebbero inizio verso la fine degli anni ’80 del’400, ma furono rallentati dal veto opposto dall’Arcivescovo Giovanni Paterno’. Solo nel 1508 papa Giulio II accordo’ il definitivo "via libera" alla prosecuzione delle fabbriche. La facciata della chiesa presenta un portale con arco a tutto sesto del 1530. L’archivolto retto da peducci e il leggero strombo sono residui di una tradizione gotico-catalana che in Sicilia tardava a lasciare spazio alle forme del maturo rinascimento. Per via della importanza cui stava assurgendo la via Alloro con le sue notevolissime architetture, il prospetto laterale sulla strada risulto’ essere il principale. In esso emerge un altro portale, questa volta a sesto ribassato, sul quale e’ una formella con La Vergine e il Bambino.
La ricostruzione e l’opera decorativa che ne seguirono diedero alla chiesa una configurazione barocca, dovuta soprattutto agli affreschi delle cappelle e della navata, e agli stucchi, andati poi perduti, eseguiti negli anni’80 del’600 da Giacomo Serpotta, Andrea Surfarello e Gaspare La Farina. L’attuale decorazione in stucco, a semplici ornati, risale alla meta’ del XIX secolo. I muri alti della navata ospitano, tra arco ed arco, dodici quadroni a fresco polilobati con figure di Santi francescani. Iniziati verso il 1697 da Filippo Tancredi, furono completati da Antonio Grano circa tre anni dopo. Nel lato destro essi raffigurano: S. Diego (Tancredi, 1697), S. Giovanni da Capestrano (Grano), S. Pietro d’Alcantara (Grano), S. Elisabetta d’Ungheria (Grano), S. Ludovico (Grano), S. Antonio da Padova (Grano). Nel lato sinistro sono: Pasquale Baylon (Grano), S. Giacomo della Marca (Grano), S. Bonaventura (Tancredi), S. Francesco (Grano). Il grande organo all’ingresso fu costruito nel 1615 da Raffaele La Valle, su commissione del Senato di Palermo, e rielaborato nel 1772 da Giacomo Andronico con pezzi originali. Le cappelle della chiesa contengono numerose opere d’arte. Tra esse sono da notare: Cappella di S. Elisabetta d’Ungheria. Sull’altare S. Pietro d’Alcantara (1646) forse la piu’ "tenebrosa" tra le tele di Pietro Novelli. I due quadroni a fresco con l’Apparizione della Vergine al Santo e la Comunione al Santo da parte di Cristo, attribuibili a Filippo Tancredi.
Cappella dell’Annunciazione, interamente rivestita di marmi. Ai lati dell’altare sono le statue in stucco di David (sinistra) e Isaia (destra), riferibili a Gaspare Firriolo; Adorazione dei Magi, affresco della prima meta’ del XVIII secolo; sotto, monumento sepolcrale di Maria Porcaro Bonamico, con un urna retta da leoni. Sull’altare Sposalizio della Vergine, capolavoro di Vincenzo da Pavia. La cornice e’ retta da angeli in stucco serpotteschi; sopra la pala Visione della Sibilla Cumana da parte dell’Imperatore Augusto, gruppo in stucco di Giacomo Serpotta, autore anche della deliziosa figura di monachino.
La Gancia francescana si articola attorno ad un cortile porticato su un solo lato, accessibile da un ingresso alla destra della chiesa. Entrando e’ visibile, sulla sinistra, un affresco seicentesco raffigurante L’Albero Genealogico dei Frati Minori in Sicilia.
Una parte del Convento e’ utilizzata quale sede distaccata dell’Archivio di Stato, e funge da sala di lettura di esso il piccolo ex-Oratorio dei Pescatori. Esso reca una bizzarra decorazione in stucco, con putti che cavalcano ippocampi e mostri marini, attribuita a Vincenzo Messina. Di buona mano sono gli affreschi inseriti tra gli esuberanti decori plastici con Scene relative alla vita di S. Pietro nelle pareti e Scene relative alla vita di S. Francesco sulla volta. Un ultimo accenno merita il campanile, edificato nella seconda meta’ del XV secolo, sulle preesistenti strutture di una torre di difesa di epoca araba, e totalmente rimaneggiato al tempo del vicere’ Portacarrero, in seguito ai danni del terremoto del settembre del 1726.